![]() Nell’attuale stato comatoso del nostro sistema economico è nascosta l’occasione propizia per abbandonare, in modo definitivo, l’assurdo sistema di acquisto-rottamazione-acquisto (dove il primo acquisto rappresenta la soddisfazione di un bisogno, la rottamazione un immagazzinamento senza scopo o peggio l’incenerimento con ciò che comporta, e il secondo acquisto nella compensazione del bisogno ricomparso dopo la rottamazione, con un oggetto equivalente al primo che a breve seguirà la stessa sorte...) e di aprire gli occhi sullo sforzo produttivo, enorme, giustificato solamente dalla necessità di alimentare quell’enorme monopoli dell’economia mondiale, con i suoi poteri occulti ed equilibri artificiosi. La quantità di materiali prodotti nel globo a partire dalla rivoluzione industriale, ma ancor più dal cosiddetto “boom economico” in poi -quando si perse per molto tempo l’idea di utilizzare il più possibile un oggetto, di fare rientrare questo stesso in un diverso ciclo di utilizzo- supera di molto la nostra capacità di smaltimento, e rende estremamente stupido muovere degli sforzi per assorbire queste produzioni da una parte, e avviarne di nuove dall’altra. Distruggere materie prime e lamentarsi della penuria delle stesse è un esempio di rara incomunicabilità e dispendio energetico. Ancora oggi, nonostante tutto, si fatica a superare la deleteria cultura dell’usa e getta, per molti ancora ritenuta modernissima, benché risalga agli anni ’70, che ha comportato e comporta un’enorme produzione di rifiuti, assolutamente evitabili, e di lentissimo smaltimento. Ovviamente un impegno politico planetario dovrebbe sorvegliare affinché si neutralizzi la necessità di costruire e buttare al solo scopo di alimentare un’economia dai disavanzi mostruosi, destinati a rimpinguare i livelli di lusso e di potere di poche (pericolose) persone, ma nel frattempo è possibile e doveroso sottrarsi il più possibile a queste logiche, per mostrare ad altri che è possibile e diminuire l’impatto delle nostre scelte sull’ecosistema nel quale viviamo. La pratica del riciclo e ancor più del recupero percorrono strade innovative e dagli infiniti sbocchi possibili: se diffuse sul pianeta abbatterebbero la ricerca delle materie prime e dei suoi costi, farebbero abbassare notevolmente la produzione di Co2, i consumi di energia in generale e contribuirebbero a educare o rieducare a un uso sensato degli oggetti e a un rapporto meno compulsivo con il loro acquisto, cominciando a utilizzare i nostri soldi come strumenti di potere e di voto, premiando solo chi dimostra con le caratteristiche dei suoi prodotti e materiali un atteggiamento responsabile verso l’ambiente e la vita. Luca Lombardi The gadget spec URL could not be found |